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Il vitigno, fra quelli coltivati nelle Marche, è il più diffuso; forse risale ai Piceni che abitavano a sud del fiume Esino, alleati dei Romani prima di esserne sottomessi.
Il Verdicchio ai Romani piacque; anche se l'epigrammista Marziale e lo scrittore Plinio il Giovane dichiaravano di prediligere il Falerno.
Con la caduta dell'impero romano, la regione venne occupata dai Longobardi; in seguito ci fu un susseguirsi di contese e di lotte tra feudatari e poi fra Comuni, sicché la coltura della vite decadde. Si riprese nel XVI secolo con il dominio pontificio, che unificò leggi e consuetudini, imponendo norme di buona conduzione.
Pietro Aretino (1492-1556), in una lettera inviata al Sansovino (1521-1586), parla dei vini delle Marche, e quindi anche del Verdicchio, come del toccasana di tutti i mali, secondo gli antichi precetti della Scuola Salernitana.
Le sue caratteristiche ricordano molto da vicino quelle del Verdicchio dei Castelli di Matelica

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All'epoca delle Signorie, la zona di coltivazione del Verdicchio di Matelica era difesa da un gran numero di castelli fortificati, taluni straordinari, progettati da Francesco di Giorgio Martini, vero maestro dell'architettura militare del tempo. Già allora il Verdicchio era il vino preferito dalle soldatesche poste a guardia delle varie terre, denominate « marche», termine che significa «confini».

"...Chi invece cerca di andare al di là delle mode e delle apparenze, chi giudica le cose per quelle che sono e cerca di non farsi influenzare dai luoghi comuni si procuri una buona bottiglia di questo orgoglioso vino bianco delle Marche, Doc nel comprensorio dei Castelli di Jesi e in quello di Matelica, e tragga le sue conclusioni..." ALESSANDRA CAPOGNA

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Poiché il territorio regionale fu confine per Piceni, Romani, Goti, Ostrogoti, Longobardi e per le terre di vari signorotti (Montefeltro e Malatesta, per citare i più noti), il nome attuale di Marche alla regione sarebbe stato dato per questa funzione di «divisorio» a lungo mantenuta.
Fu il vino preferito da Gioacchino Rossini (1792-1868), tra i più grandi musicisti italiani della prima metà del XIX secolo al quale la città di Pesaro dedica ogni anno un importante festival musicale. Noto per il suo amore per la tavola, di lui ricordiamo alcune ricette raccolte in un divertente libretto. Alle vicende del Verdicchio di Matelica non restò estraneo neppure Giuseppe Garibaldi, che in procinto di marciare alla volta di Roma, nel 1849, individuò in questo superbo vino la capacità di infondere nei suoi volontari coraggio ed entusiasmo.

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Attualmente, quando pensiamo ad un vino bianco ricco di struttura e di profumi, quasi aromatico, che non soffre un anno o due di invecchiamento, al contrario di quanto accade con molti altri vini bianchi, non pensiamo certo ad un Verdicchio. In un'epoca in cui raffinata eleganza vuol dire quasi sempre Chardonnay, il vino-prezzemolo dell'enologia contemporanea, tirare in ballo la bottiglia verde a forma di anfora e parlare di prezzi "popolari" non fa certo glamour. Chi invece cerca di andare al di là delle mode e delle apparenze, chi giudica le cose per quelle che sono e cerca di non farsi influenzare dai luoghi comuni si procuri una buona bottiglia di questo orgoglioso vino bianco delle Marche, Doc nel comprensorio dei Castelli di Jesi e in quello di Matelica, e tragga le sue conclusioni. Chi scrive nel corso degli ultimi anni ha avuto una serie di piacevolissime sorprese da molte aziende della zona, ad onta della fama di vino "comune" che il Verdicchio, anzi "i" Verdicchio, si portano appresso dagli anni Sessanta, epoca del loro exploit commerciale. E allora, chiederà qualcuno, cosa è successo? Perché questo vino così buono è stato tanto a lungo sottovalutato? La risposta è molto semplice. Primo, il vino non è stato mai sottovalutato. Prova ne sia il fatto che ne vengono consumate annualmente alcuni milioni di bottiglie, per tacere dello sfuso.

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...I VERDICCHIO PRODOTTI IN CANTINE MODERNISSIME DA ENOLOGI COMPETENTISSIMI...

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Secondo: anche tra le verdi colline delle province di Ancona e di Macerata è arrivata quell'ondata di rinnovamento che ha cambiato radicalmente il modo di fare e pensare il vino in Italia. E così alla politica del "produrre tanto, e a poco prezzo" si è lentamente sostituita quella del "produrre meno e meglio", anche se qualche volta questo vuol dire prezzi di commercializzazione più elevati. I grandi marchi commerciali del Verdicchio sono stati i primi ad abbracciare questa nuova tendenza, e i prodotti che propongono oggi sono i migliori di sempre. Merito di cantine modernissime e del fatto che la responsabilità della produzione è affidata ad enologi competentissimi. Tutto questo ha stimolato la volontà di emulazione nei piccoli viticoltori, che si sono dedicati con passione al "restyling" dei loro vini e all'ammodernamento delle loro cantine.

...I VERDICCHIO MATURATI IN BOTTI PICCOLE DI LEGNO, RICCO DI STRUTTURA ED ELEGANZA...

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 Ed ecco allora i Verdicchio maturati in botti piccole di legno nuovo, che si impone per ricchezza di struttura, eleganza e capacità di invecchiare. O i Verdicchio ottenuti da selezioni particolari di uve di un solo vigneto, che dimostrano una pienezza di profumi e di struttura che non ha nulla da invidiare a quella, poniamo, di certi grandi vini friulani. Persino nell'ambito dei vini ottenuti da vigneti biologici questo bianco è tra i migliori d’Italia. E poi l'ultima accattivante tendenza: la vendemmia tardiva. E’ proprio dalle uve supermature, lasciate sulla pianta per alcune settimane oltre l'epoca della vendemmia che si sono ottenuti alcuni dei più accattivanti bianchi dell'Italia centromeridionale. Sono vini di un affascinate colore paglierino dorato con riflessi verdolini (il nome di quest’uva non è un caso), ricchi di profumi vegetali, con note di frutta matura e tropicale, fiori di sambuco e di campo, pasticceria e vaniglia. In bocca sono ricchi, grassi, pieni di note fruttate ed aromatiche. Tanto da far pensare ai celebri vini bianchi dell’Alsazia più che a qualcosa di italiano. A conferma del fatto che le nostre colline e le nostre uve possono riservarci sorprese incredibili, se solo vengono valorizzate con intelligenza e con l’apporto di tecnologie moderne.

 Il vino e' una bevanda alcolica prodotta grazie alla fermentazione del succo della frutta, normalmente la uva segue i seguenti processi di produzione: Raccolta, Schiaccio, Separazione del succo,  Pressione, Fermentazione, Trattamento del mosto, Chiarificazione, Finitura, Filtrazione, Centrifugato e Refrigerazione 

...L'ENOLOGIA MARCHIGGIANA GESTITA DA NUOVE GENERAZIONI DI VITICOLTORI...

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Ed è proprio a questo che punta oggi l’enologia marchigiana con i consorzi sempre più attivi e attenti alle esigenze anche delle piccole cantine, gestite per la più parte da nuove generazioni di viticoltori, giovani e appassionati, consapevoli del notevole incremento qualitativo e d’immagine del loro prodotto in Italia e all’estero.

D’altra parte i confortanti risultati ottenuti dalle aziende più rappresentative sulle maggiori guide dei vini d’Italia, raccontano di una regione, le Marche, certamente tra le più dinamiche d’Italia. Testimonianza ne sono i numerosi riconoscimenti conseguiti dalle aziende che confermano la  tendenza costante verso una crescita qualitativa che caratterizza la vitivinicoltura di tutta la regione

Autore: Alessandra Capogna (vedi sotto un piccolo riassunto delle sue attività professionali)

...BACCALA' CON LE PATATE - RICETTA CULINARIA ITALIANA - BUON APPETITO!!!

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 INGREDIENTI
--- 600 gr di baccalà ammollato
--- 1 dl di Verdicchio
--- 1 dl di acqua
--- 1 cipolla
--- 80 gr di olio di oliva extra-vergine
--- prezzemolo tritato
--- patate a cubetti

 ESECUZIONE
1 Pulire il baccalà eliminando con cura pelle e spine.
2 Tagliarlo a pezzi di 60 Gr. circa e prima di metterlo nel tegame, avere l'accortezza di costruire sul fondo una gratella con i rami dell'alloro
3 Aggiungere in un lato la cipolla insieme alle patate
4 Cuocere in forno coperto per 10 minuti a 180° C (scuotere ogni tanto il tegame).
5 Togliere dal forno il tegame, schiacciare alcune patate (quelle più rotte) al passatutto e aggiungerle di nuovo al preparato insieme al vino ed al prezzemolo
6 Cuocere altri 8/10 minuti, togliere e scolare bene il baccalà, gettare i rametti d'alloro, e passare il fondo di cottura
7 Servire caldissimo con le patate ricoperto dalla salsina di cottura e decorato con qualche fogliolina di prezzemolo

Abbinare un Verdicchio di Matelica ad una temperatura di 7-8 gradi quello giovane e 10/12° C  le riserve BUON APPETITO!!!

ALESSANDRA CAPOGNA ... UN BREVE RIASSUNTO DEL PROPRIO BACKGROUND VINICOLO...

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Laureata in Lettere e filosofia presso l’Università “La Sapienza” di Roma nel 1998, con una tesi sulla Proibizione del Vino nell’Islam, che presto diventerà un libro. Ha partecipato, come relatrice, a due conferenze sul Vino nelle tre grandi religioni monoteistiche, organizzate dall’Associazione Donne del Vino

Ha collaborato con la redazione del GAMBERO ROSSO Editore, nella stesura di recensioni di alberghi e ristoranti della regione Lazio. Ha collaborato con l’Enoteca Ferrara di Roma nei settori organizzativo e consulenze eno-gastronomiche. Con la società Vini Vivi ha contribuito fattivamente nella realizzazione della convention commerciale privata Winett Taste & Trade, dedicata ai buyers della grande distribuzione organizzata per aziende primarie nella produzione del vino. Svolge attività giornalistica come corrispondente per la Lombardia del Corriere Vinicolo (settimanale dell’Unione Italiana Vini con sede a Milano)

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